A oltre due settimane dal #freelancecamp direi che ho lasciato sedimentare abbastanza.
Il freelancecamp è bello ed è tanto.
Partecipano tante persone, come relatori o come uditori, che se frequenti l’ambiente comunicazione sul web con buona probabilità conosci già. Vedi al bar una che segui su twitter e ti stupisci di quanto sia giovane per essere così maledettamente #guruhhh. Incontri in bagno un’altra di cui hai appena comprato il libro e segui il blog, ma mai ti saresti immaginata tanta #gnoccanza© a vederla dal vivo. Facce note, nomi che ti sembra di aver già sentito, persone invece – per fortuna – totalmente nuove per te, ma non meno interessanti. Tasso di serendipity altissimo.
È bello perché è divertente, ma divertente nel modo giusto: ridi, stai bene, rilassato, ma intanto impari tantissimo. È utile, perché fra un caffè, una piadina e un mojito impari cose che ti semplificano il lavoro e perciò, visto che sei freelance, la vita.
I problemi pressanti del freelance a mio parere sono sostanzialmente 3: i clienti (trovarli e domarli gestirli), i soldi (trovarli e gestirli) e le emozioni.
Tre risorse scarse: tempo, soldi e pazienza. Una in sovrabbondanza e indomabile: le emozioni (gestirle e gestirle).e poi?